sabato 26 giugno 2010

Cucurbita pepo, ovvero lo Zucchino


Finalmente si parla di zucchine (e si mangiano pure!), che in questa stagione fioriscono e abbondano negli orti casalinghi e non. 
Cucurbita pepo, comunemente conosciuta come zucchino, è una pianta della famiglia delle Cucurbitaceae originaria del centro America e largamente diffusa nei secoli in tutta la fascia temperata del globo come pianta orticola. Le piante di questa specie sono generalmente molto rigogliose e formano grandi cespi con foglie ispide e pungenti e splendidi fiori giallo oro, che si schiudono al mattino presto con la rugiada per poi richiudersi nelle ore più calde e trattenere umidità. Al genere Cucurbita appartengono altre specie domestiche come le zucche, i cetrioli e l'anguria: da un antenato comune (si è ancora in dubbio se C. texana o C. fraterna) gli antichi Amerindi hanno selezionato queste specie per i loro frutti differenti e ad oggi si contano centinaia di varietà e cultivar per ognuna di esse.


Il nome generico "Cucurbita" è affine alla parola latina "curvus" = curvarsi, per la caratteristica delle piante di curvarsi e avvinghiarsi su sostegni o su altre piante; il nome della specie "pepo" deriverebbe invece dal greco "pèpòn" ossia "maturo", "maturato al sole", forse per il fatto che le zucchine per maturare hanno bisogno di molta luce.


Cucurbita pepo è una pianta di origini antichissime, se si pensa che vicino ad Oaxaca, in Messico, sono stati trovati semi fossili risalenti a più di 9000 anni fa!
Probabilmente le proprietà benefiche di questi frutti erano ben note già a quei tempi: se ingerite le zucchine sono fonte di acido salicilico utile contro l'acne, cucurbitolo e cucurbitina utili per problemi intestinali e alla prostata e vitamina A come antiossidante. Inoltre le foglie fresche sono un buon rimedio applicate esternamente su piaghe, contusioni, escoriazioni e scottature. Da non dimenticare i semi: dalla spremitura si può ottenere olio, seccati e tostati possono essere consumati tranquillamente come i semi di zucca e dal 1800 vengono impiegati come vermifughi.


In cucina le zucchine rivestono grande importanza, se si pensa che tutti gli Stati che si affacciano al mediterraneo hanno almeno due piatti tipici a base di zucchine!

[un inquilino di un fiore]

Oggi ve le propongo in una pastasciutta molto delicata, le pennette al forno con zucchine e loro fiori.



Pennette al forno con zucchine e loro fiori


Per 2 persone:

200 g di pennette rigate
3 zucchine piccole
10-15 fiori di zucchina
1 cipolla piccola
2 cucchiai di farina
200 ml di latte
olio extravergine
sale e pepe qb
noce  moscata
parmigiano grattugiato
pinoli (facoltativi)


Pulite i fiori e tagliateli a listarelle sottili, tritate la cipolla, grattugiate le zucchine e fate appassire tutto in una padella per circa 15 minuti. Salate e pepate a piacere.
In un pentolino fate una besciamella con 3 cucchiai d'olio, la farina e il latte. Salate leggermente e spolveratela di noce moscata. 
Fate cuocere le pennette al dente e conditele con le zucchine e la besciamella: rimescolate bene, aggiungete parmigiano a piacere e disponete in un tegame per farle gratinare in forno cosparse di parmigiano e pinoli.


domenica 13 giugno 2010

Non ti scordar di me!


Non ti scordar di me è il nome comune che viene dato a tutte le specie del genere Myosotis.
Oggi vi parlerò di una di queste piccole e meravigliose piante, la Myosotis scorpioides, ovvero il Non ti scordar di me delle paludi.
Myosotis scorpiodes è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Boraginacee. In Italia è presente dall'Emilia Romagna in su, escluso il Tentino e buona parte della Liguria e negli ultimi anni è stata segnalata anche per il resto della penisola e in Sardegna. Vive prevalentemente in zone paludose, torbiere e prati umidi dal livello del mare fino a circa 2000 m e fiorisce in abbondanza tra l'inizio di Giugno e la fine di Luglio.


Il nome del genere "Myosotis" è una parola greca che significa "orecchie di topo", forse per la forma tondeggiante alla base e appuntita all'apice delle sue foglie. Il nome specifico "scorpiodes" indica invece la forma dei piccoli fusticini fioriferi, che si presentano ricurvi come l'aculeo di uno scorpione.
Il nome comune di questa bellissima piantina in realtà si pensa che derivi da una leggenda non tanto allegra: è una leggenda austriaca che narra di due giovani innamorati che lungo il Danubio si stavano scambiando questo fiore come simbolo del loro amore eterno. Sfortuna vuole però che il giovane cade nel fiume in piena e poco prima di annegare riesce a dire alla ragazza "Non ti scordar di me!"....
Che nome triste per un fiore così bello.... :((


Non essendo conosciuti usi tradizionali né in cucina, né in fitocosmetica, vi lascio con la seppia in insalta, visto che il mio andazzo ormai è di abbinare piante acquatiche a piatti di pesce.

Seppia in insalata


Per 2 persone:
1 seppia da circa 400 g
2 pomodori maturi
un cucchiaino di capperi sotto sale
2 cipollotti
1 cucchiaio di pinoli
un cucchiaio di olive
sale e origano qb
olio extravergine

Lavate bene la seppia e fatela cuocere coperta d'acqua  in pentola a pressione per 30 minuti circa, lasciatela raffreddare completamente nella sua acqua, dopodiché scolatela.
Tagliate a cubetti i pomodori, tritate i capperi e tagliate finissimi i cipollotti.
Fate a fettine la seppia, mettetela in un'insalatiera col pomodoro, i cipollotti, i pinoli, le olive e i capperi e condite il tutto con olio, sale e origano.
Per una variante, potete aggiungere anche peperoni arrostiti sott'olio e un gambo di sedano tagliato finissimo.


Vai a Myosotis scorpioides

sabato 5 giugno 2010

Rhododendron ferrugineum e le Azalee


Il Rhododendron ferrugineum è un arbusto sempreverde della famiglia delle Ericaceae. Cresce spontaneo sulle Alpi ed è molto comune nei boschi di larice, dove forma meravigliosi sottoboschi fioriti di rosa porpora da giugno ad agosto. Solo in Lombardia viene tutelato dalle legge regionale per la tutela della flora spontanea [l.r. 33/77].


Il nome "Rhododendron" deriva da due distinte parole greche "rhodon" = rosa e "dendron" = albero, per indicare il suo portamento appunto, che lo fa sembrare davvero "l'albero delle rose". Il nome della specie "ferrugineum" si riferisce alla pagina inferiore delle foglie, che presenta una peluria lanuginosa color ruggine.
Il Rododendro è una pianta velenosa, quindi mi raccomando...che poi vi ho sulla coscienza!
Nonostante ciò, l'uomo nel tempo non si è scoraggiato ed è riuscito a ricavarne proprietà benefiche, soprattutto dalle foglie e dalle galle [escrescenze che si formano su rami, tronchi e radici delle piante in seguito ad attacchi parassitari]: sono diuretiche, sudorifere, depurative ed antireumatiche, dal loro infuso si ottiene beneficio in caso di sciatica ed affezioni della pelle. I popoli di montagna un tempo facevano macerare le galle in olio per alleviare i dolori reumatici e chiamavano questo rimedio "olio di marmotta".  
Il nettare dei fiori di Rododendro è molto appetito dalle api, che producono un miele ottimo contro le affezioni bronchiali.



Il Rododendro è un parente strettissimo delle Azalee, piante comunemente coltivate nei parchi e nei giardini di tutto il mondo. Le differenze principali stanno nel portamento delle due piante, il primo con fiori più grandi e generalmente alto dai 50 cm ad 1 m circa, le seconde con fiori di dimensioni minori e grande variabilità in altezza e legnosità. 
Le Azalee trovano origine in Asia, dove vivono anche allo stato spontaneo: il loro antenato è il Rhododendron indicum, dal quale sono state selezionate nel tempo una miriade di varietà e di nuove specie. 
Le Azalee sono conosciute fin da tempi antichissimi: Plinio ad esempio le cita riferendosi ad un'intossicazione di soldati romani, causata probabilmente da miele di Azalea.
Visto che oltre ad essere periodo di grandi fioriture di Rododendro è anche tempo di ciliege, oggi posto la torta allo yogurt e ciliege.

Torta allo yogurt e ciliege

Ingredienti:
400 g di ciliege
300 g di farina
150 g di zucchero
mezza bustina di lievito
la punta del cucchiaino di vanillina
2 uova
125 g di yogurt bianco intero
mezzo bicchiere di latte
70 g di burro
un cucchiaino di whisky
zucchero di canna

Snocciolate le ciliege e mettetele in uno scolapasta, così da far sgocciolare il succo di troppo.
Accendete il forno a 160°.
Sbattete le uova con la vanillina e il cucchiaino di whisky, unite lo yogurt, il latte e il burro fuso che avrete fatto raffreddare. In una terrina mescolate la farina, lo zucchero e il lievito, dopodiché unite gli ingredienti liquidi mescolando finché non otterrete una pasta collosa e abbastanza omogenea [non serve mescolare troppo].
A questo punto imburrate una teglia dai bordi abbastanza alti, versatevi dentro il composto, lisciatelo bene e distribuitevi sopra le ciliege. Cospargete di zucchero di canna [anche bianco va bene] e infornate per 40 minuti  a 160° ventilato, possibilmente senza mai aprire il forno.
E' ottima accompagnata da gelato allo yogurt.



Io ho usato le ciliege del mio albero, purtroppo sta seccando, è probabile che lo taglieremo presto: così ne approfitto e ne faccio buon uso finché dura!


Vai a Rhododendron ferrugineum